martedì 5 aprile 2016

Fotografie e superficialità

La scorsa settimana, da martedì a venerdì, io e Monica ci siamo lasciati tutti i problemi alle spalle e siamo andati a Roma, per una breve vacanza, una sorta di "mini-viaggio di matrimonio". Per quattro giorni abbiamo girato per luoghi storici o curiosi; in generale siamo stati bene e ci siamo divertiti molto. Ci è un po' dispiaciuto non aver avuto più tempo - in effetti sono state più i posti che non abbiamo visitato - ma in fondo non è un problema: ci torneremo in futuro, vista anche la relativa vicinanza della città da qui. Il bilancio è quindi ampiamente positivo, per quanto mi riguarda: senza dubbio, è stata una vacanza splendida.

Il pantheon, uno degli edifici più belli che abbiamo visto
durante la nostra vacanza (crediti: laboratorioroma.it)
Ma perché Roma mi è piaciuta così tanto? È abbastanza semplice rispondere: chi ama l'arte e la storia come me non può che adorare una città in cui ci si imbatte quasi a ogni passo in esse. Una delle parti migliori dei quattro giorni è stata proprio questa: aggirarsi tra i palazzi, le chiese, le rovine, i monumenti e i musei, osservare i dipinti e le statue, riportare alla mente vecchie conoscenze e scoprirne di sconosciute. Forse suonerà un po' poetico, ma per me è del tutto vero: questi quattro giorni sono stati una vera e propria gioia per gli occhi. È proprio per questo che faccio una grande, grandissima fatica a capire il comportamento di molte persone che ho visto intorno a me in quei giorni.

Quasi ovunque, e in special modo nei luoghi più affollati (per esempio il Colosseo o i Fori Romani), ho constatato che gran parte delle persone non fa altro che scattare fotografie. Che si tratti di immagini di monumenti oppure di autoscatti (si, odio la parola "selfie"!), in quei giorni ho visto più persone con una fotocamera o un cellulare in mano che altro. E non parlo di qualche foto ogni tanto, qua e là: parlo proprio di una attività continua e sistematica, rivolta a qualsiasi cosa si incontri, anche la più insignificante, quando va bene. Quando va male invece è semplicemente fotografare sé stessi ogni tre passi.

Uno dei luoghi più curiosi che abbiamo visitato: la Cripta
dei Cappuccini, dove ogni decorazione delle pareti è fatta
delle ossa di frati cappuccini morti (crediti: Funweek)
 Come ho già detto, ho grosse difficoltà a comprendere questo comportamento. Quando io sono in gita in un luogo di cultura, mi premuro soprattutto di guardarmi intorno, di osservare e di cogliere ogni particolare di ciò che mi circonda. In generale, cerco di focalizzarmi sul presente, di godermi il momento. Voglio solo stare bene e conservare nella memoria le informazioni che raccolgo e la bellezza che giunge ai miei occhi. Per me il ricordo migliore di una scampagnata è proprio quello della mente, tant'è che non faccio quasi mai fotografie (quelle a corredo del post sono infatti tutte trovate in rete). Chi invece cammina con la fotocamera in mano mi dà l'idea di non essere per nulla interessato all'arte e alla cultura. Visto che le immagini sono spesso scattate per postarle su qualche social network, la mia impressione è quindi che la gita serva più per farsi vedere che per il piacere di farlo. Come se a loro interessasse solo creare un bell'album su Facebook o su Instagram, sacrificando però tutto il possibile piacere che potrebbe derivare dal momento. È un'idea personale, in realtà non è così? Forse sì, ma non saprei dirlo con certezza.

Pur essendo un dipinto molto conosciuto, "La vocazione
di San Matteo" di Caravaggio è in una chiesa poco conosciuta,
ai margini delle zone principali. Io però sono un tipo che
si prepara bene, così l'abbiamo trovata e l'abbiamo visto!
(crediti: Wikipedia)
Forse è vero che da sempre si privilegia l'apparenza rispetto alla profondità, è qualcosa di molto umano. Tuttavia, attualmente si sta esagerando un pochino, in fatto di superficialità. Colpa del cattivo uso di internet, forse? Si, ma non solo. La causa maggiore, secondo me, è proprio della cultura di base moderna, morbosamente attaccata proprio al lato esteriore e poco favorevole verso tutto ciò che richieda anche solo un lieve  approfondimento. E questo non c'entra solo con il web, giusto una parte del problema: affligge anche il mondo offline. Quello delle fotografie a ciclo continuo è solo un esempio: se ne potrebbero fare tanti altri. Vi ricordate quando, qualche anno fa, raccontavo di come forse addirittura un cliente su due in gelateria chiede gusti che non abbiamo, senza spendere nemmeno un secondo a leggere i cartellini? Ecco, appunto.

Anche il Mosè di Michelangelo è abbastanza
nascosto nella chiesa di San Pietro in Vincoli,
anche se forse meno del Caravaggio
(crediti: Romainaday)
È vero, ho già parlato di questo tema già in passato qui su Hand of Doom, e credo che continuerò a farlo. Lo ammetto: è una situazione che mi inquieta un po'. Continuando di questo passo, la società diverrà sempre più superficiale, e per la cultura arriveranno tempi sempre più difficili. Insomma, se una gita culturale non serve più a conoscere e a scoprire la bellezza, ma solo a scattare foto per dimostrare di averla fatta, in fondo a che serve? Se lo scopo è soltanto apparire in un immagine con un luogo famoso alle spalle, non è più facile, veloce ed economico un fotomontaggio? Non lo so, proprio non riesco a capire.

So solo che se non incontrassi queste persone, quando giro per i musei, sarebbe un toccasana. Non solo perché eviterei le file e potrei godermi le opere d'arte con meno confusione attorno: ma anche perché mi sento proprio infastidito da loro, nel profondo. Probabilmente (anzi, di sicuro) sbaglio a prendermela, dovrei lasciar perdere come faccio in tante altre occasioni. Però, in questi casi proprio non ci riesco. E se vedo uno che si fa mille autoscatti, non posso che pensare, rivolto a lui: "ma goditi lo spettacolo, cretino, invece di pavoneggiarti così!".

La domanda: anche a te danno fastidio le persone che fanno di continuo fotografie?

2 commenti:

  1. Ogni sabato accompagno mio figlio al Conservatorio S.Cecilia che si trova al centro di Roma e per me è sempre un'occasione meravigliosa per girare e guardarmi attorno (e non mi importa se vedo sempre le stesse cose, tipo il Panteon che esibisci in una foto anche qui: non mi stanco mai).
    Sulla mania di fare foto, invece, non sono d'accordo: io sono una "maniaca" e fotografo tutto; non mi interessano i self o gli scatti che finiranno sui social, io fotografo proprio le cose che voglio ricordarmi per sempre. A parte che a casa mi piace fare collage e personalizzare gli album, porto come me anche la telecamera, perché ho un altro pallino, quello del video editing e monto i filmini in modo che un viaggio o un'esperienza risultino indimenticabili.
    Diciamo che unisco l'utile al dilettevole, ecco!

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    1. Chissà se per me sarebbe lo stesso, se vivessi in una grande città. Anche qui però, tra i miei monti, ogni giorno è sempre bello vedere i paesini e le bellezze della natura, anche se ci sono passato mille volte :).

      Sulle fotografie, anche se abbiamo metodi di agire diversi, rispetto il tuo modo di essere. Io non sono contrario alle foto in sé, quanto al comportamento menefreghista di molti "fotografi della domenica". Ma anche chi, sempre andando per monumenti, magari non fa foto ma pensa solo a schiamazzare e non ha alcun interesse nella bellezza che lo circonda. Non credo tu sia così, a quanto mi dici (e anche a quanto conosco già di te :) ). Quindi, non me la prendo coi fotografi, ma solo con la superficialità che vedo intorno a me, di cui la fotografia compulsiva è solo un sintomo :) .

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