martedì 9 gennaio 2018

Amazon e le recensioni dei classici

Se frequenti da un po' la blogosfera, saprai sicuramente che una delle tendenze di quest'ultimo periodo è criticare Amazon, le sue caratteristiche e chi lo frequenta. In gran parte delle obiezioni c'è qualcosa - o molto - che trovo condivisibile: a volte però mi capita di imbattermi in alcune che secondo me sono esagerate, fuori luogo e un pelino pretenziose.

Per esempio, forse avrai letto anche tu qualche articolo a proposito delle stroncature di alcuni classici della letteratura, che compaiono proprio su Amazon. Un articolo magari in cui si criticano questi recensori per le scarse capacità di comprendere, i pochi mezzi culturali, l'intelligenza non adeguata e così via. Sono giudizi azzeccati? Nella maggior parte dei casi, direi di sì; ciò non toglie però che trovo la critica stessa sbagliata a prescindere.

Su Amazon c'è anche chi giudica un libro non dallo stile, la
trama, i colpi di scena, ma solo per le condizioni della carta.
Stupido? Per me sì, ma non mi scandalizzo più di tanto né
do alla cosa un'importanza così radicale.
In primis, può essere davvero che i recensori siano dei poveri cretini. Anzi, visto le statistiche, nella maggior parte dei casi è così di sicuro. Fare di tutta l'erba un fascio è però sbagliato, sempre: esiste anche chi non ama certi libri semplicemente perché non incontrano i suoi gusti.

Per esempio, io sono un lettore abbastanza vario, e nella mia vita di classici ne ho letti parecchi - non tantissimi, ma neanche pochi. Alcuni li ho davvero adorati: per esempio gli Antenati di Calvino, Il nome della rosa di Eco, Cent'anni di solitudine di Garcia Marquez, Candido di Voltaire o Il Ritratto di Dorian Gray di Wilde. Pensa: alcuni di questi rientrano persino tra i miei libri preferiti!

Dall'altra parte però ci sono dei classici che non mi hanno preso, o addirittura ho odiato. Per esempio, non mi vergogno a dire che ho finito a fatica Delitto e castigo di Dostoevskij, che per quanto mi riguarda è solo un accozzaglia di seghe mentali e ghirigori scritti per far vedere quanto sei bravo a usare paroloni (anche se sono possibilista che questo può essere effetto della mia versione, molto datata). Oppure che ho trovato noioso Cuore di tenebra di Conrad - per tutto il libro non fa altro che evocare l'orrore, ma alla fine non succede nulla di che.

Questo fa di me uno stupido? Puoi pensarlo di sicuro - mica mi offendo - ma io non mi ci sento affatto. Semplicemente, sono libri che non rientrano nei miei gusti: è solo un mio sentire soggettivo, e di certo non metto in discussione che siano comunque dei classici. Più in generale, come dicevo in uno dei miei post più letti di Hand of Doom, ogni recensione è soggettiva. Quindi, è più che giusto se gli utenti di Amazon valutano un libro in base alle proprie opinioni, invece di osannare un classico solo in quanto tale - il che invece è sbagliato a prescindere, per me.

Ma il motivo principale per cui secondo me criticare le recensioni è sbagliato è un altro: trovo assurdo che a metterle in atto sia spesso uno scrittore, oltre che blogger. Che c'entra, ti chiederai tu? In realtà, tantissimo. Ti chiedi, mai, per esempio, perché in Italia si legge così poco? Sì, ci sono un mucchio di ragioni, ma una di quelle principali è che il mondo letterario viene da molti considerato  elitario e chiuso in sé stesso.

In sé, questo non è vero: per leggere libri non c'è bisogno di essere un pozzo di scienza, specie se parliamo di letteratura di intrattenimento. Capisco però come, considerando la comunità letteraria italiana, lo si possa pensare in maniera legittima. Immagina di essere un lettore debole e di scrivere una recensione su un classico che, per qualsiasi ragione, non ti è piaciuto. E poi arriva uno e ti dice che non capisci un cazzo: quanto sei invogliato a quel punto a entrare nel mondo dei lettori forti come quello che ti ha attaccato? Appunto.

Certo, capisco che questi ragionamenti di solito non si fanno in faccia a chi scrive recensioni, ma nel blog, che di solito è frequentato da altri lettori forti. E da quel punto di vista è di sicuro un'operazione vincente: nel proprio orticello si raccolgono un sacco di consensi. Ma a parte questo, in generale trovo che sia un atteggiamento controproducente, e dà un'idea estremamente sbagliata della letteratura: non una delle più alte espressioni di fantasia e libertà, ma un mondo grigio, quasi distopico, in cui o ti piacciono determinati libri oppure sei un paria.

Ma sai cos'è che trovo davvero assurdo? Quando chi fa queste critiche non solo è uno scrittore, ma uno di genere, in particolare fantasy o fantascienza. Perché di solito i lettori forti che considerano "robetta di serie B" questi generi - senza peraltro averne mai letto mezza parola - sono gli stessi che osannano i classici come mostri sacri intoccabili. Per loro si tratta di dogmi, e come ogni dogma intoccabile sono limitanti e sbagliati: non capisco perché un altro che ama e scrive di fantascienza dovrebbe sposarli, visto che nel suo caso sono controproducenti due volte.

Per quanto mi riguarda, l'unico atteggiamento davvero sensato è quello che Dante indica nella sua commedia (non a caso, il classico dei classici): non ti curar di loro, ma guarda e passa. Quelle degli altri saranno pure idee stupide, ma magari le tue idee possono sembrare così a un'altra persona; ed essendo opinioni, nessuno potrà mai stabilire in maniera oggettiva chi ha ragione.

Però è un fatto - questo sì oggettivo - che essere troppo snob non incentiva nessuno a leggere, anzi ha l'effetto contrario. E io credo che i cittadini medi siano solo una parte del problema della poca diffusione in Italia della lettura: l'altra è l'atteggiamento degli eruditi, che non hanno la giusta consapevolezza. Quella che in un ambiente con più tolleranza, in cui ognuno legge, promuove e boccia il libro che vuole senza che qualcun'altro si senta in diritto di frantumargli i coglioni obiettare, di sicuro si leggerebbe molto di più.

La domanda: tu che ne pensi dell'intera questione? Parteggi per la libertà di scrivere recensioni negative di classici oppure preferiresti non vederne?

13 commenti:

  1. Mattia, è semplice: una recensione va scritta con giudizio e senso logico generale.
    Una persona può avere un PARERE su un libro (anche a me fanno schifo dei classici, per dire, e ad esempio trovo noioso e pesante Il Signore degli Anelli), ma una recensione è qualcosa di tecnicamente diverso.
    Deve tenere conto di una serie di questioni, di conoscenze. Una recensione deve capire il momento in cui un'opera è stata realizzata e perché.
    Non si tratta di dire solo "bello" o "brutto", questo è.
    Quindi, recensioni negative di classici... perché no? Mica devono piacere per forza, anzi sicuramente hanno diversi punti deboli che siamo abituati ad accettare proprio per il loro status di classico intoccabile^^

    Moz-

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    1. Forse allora il fatto è che facciamo confusione dei termini. Chiamiamo "recensioni" quelle di Amazon, ma in realtà sono pareri. E del resto (spero che) nessuno si sogna di dar loro la stessa importanza che uno darebbe, per esempio, a una più articolata che appare su un blog :) .

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  2. Dei classici che hai citato ho letto solo "Il nome della Rosa", che tra l'altro - a parte poche parti secondo me un po' lunghe - mi è piaciuto un sacco.
    Per il resto ricordo sempre che ogni recensione - come giustamente dici - è in sostanza un parere personale che nulla toglie a chi può pensarla in modo diverso.
    Le stesse recensioni che ogni tanto scrivo sul mio blog devono essere viste in questo senso.
    Se poi andiamo indietro nel tempo, nulla di più facile che il modo di scrivere di una volta possa risultare poco digeribile ai più ai giorni nostri.
    Confesso che il modo di scrivere di Tolkien - ad esempio - non mi attira per niente e che NON sono riuscito a finire "Il Signore degli anelli", mentre conosco persone che se lo sono letteralmente divorato.
    Evidentemente Tolkien non è nelle mie corde...

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  3. Una recensione va sempre circostanziata. Inoltre bisogna distinguere tra recensione e opinione. La mia opinione su I Promessi Sposi è quella di un mattonazzo pauroso,indigeribile e la cui lettura è stata un vero supplizio. Per non parlare della trama da telenovela...
    Ma questa non è una recensione. Essa deve tenere conto di molti particolari: il contesto storico, la tecnica, il linguaggio, eccetera. E ultimo ma non meno importante: il recensore deve avere la competenza per essere definito tale, deve innanzitutto saper scrivere in un idioma comprensibile e dev'essere in grado di spiegare la critica mossa. E' facile dire che si tratta di una porcata, spiegami il perchè! Così sono bravi tutti e questi meritano d'essere messi alla gogna. Sbarello di brutto quando leggo che Moby Dick è solo un trattato sulla caccia alle balene, se scrivi vaccate simili significa che hai capito assolutamente nulla e invece di scrivere stronzate in rete faresti meglio a tornare a scuola. Fino a qualche tempo fa ero molto più tollerante, ora non transigo perché a forza di lasciar passare si coltiva una mediocrità (a essere ottimisti) di pensiero che non porta a nulla di buono. Se lasciamo passare paragoni come Volo=Moravia siamo finiti. :-)
    Pur esprimendo opinioni su Amazon e sul mio Blog sulla letteratura contemporanea, sui classici non mi pronuncio perché non ne ho le competenze.

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    1. Permettimi di dissentire sul fatto che essere un "recensore vero" dia un'autorevolezza che gli altri non hanno :) . Uno può avere anche tutte le competenze del mondo, ma alla fine anche lui ha dei gusti personali e non può fare a meno di esserne influenzato.

      Un esempio? Tanti di quelli che oggi sono considerati capolavori seminali del metal estremo oggi, negli anni ottanta e novanta furono stroncati dai critici. E parlo proprio di critici, pagati per scrivere recensioni su giornali di carta, non utenti qualunque di internet. Di sicuro di competenze ne avevano, se qualcuno li aveva assunti: semplicemente, non amavano il metal estremo :) .

      In ogni caso, come dicevo nella risposta sopra, secondo me quelli di Amazon sono appunto pareri, più che recensioni, e nessuno pretende che siano professionali :) .Sul fatto poi che alcuni di questi pareri siano di una stupidità estrema, mi trovi d'accordo al 100%. Però come ho detto farlo notare - specie se alla persona che ha fatto queste critiche - è sbagliato. Perché magari dietro allo schermo si nasconde un ragazzino di 16 anni che non è ancora pronto per letture così importanti. E che magari se criticato può essere ancora meno invogliato a capire l'errore, o persino a continuare a leggere libri.

      Per dire, la prima volta che ho letto "Dune" di Frank Herbert mi ha fatto schifissimo. Soltanto con la seconda lettura, molti anni dopo, ho capito la sua importanza. Penso però che se qualcuno mi fosse venuto a dire che non capivo un cazzo perché non mi era piaciuto, difficilmente lo avrei letto di nuovo. Per questo dico che è un atteggiamento controproducente. Ma questa è solo la mia idea, e ovviamente può essere sbagliata :) .

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    2. Per carità, lungi da me voler affermare che essere un "recensore vero" sia sinonimo di autorevolezza. Ma stiamo parlando di classici, quindi di opere che hanno avuto il tempo di decantare per anni o decenni. Non sono cose uscite l'altro giorno. Non sai quante sole musicali mi sono beccato perché il critico di turno le ha declamate come capolavori oppure quanti dischi ho ignorato per anni a causa dell'esatto contrario. Ma se sto parlando di Master Of Puppet posso dire che non mi piace, ma non posso dire che non sia un disco importante e un capolavoro del suo genere. Se parlo di Kill'em All non posso ignorare l'impatto devastante che ha avuto all'epoca e che lo ha fatto diventare una pietra miliare, nonostante i difetti che lo rendono ancora più genuino. Il ragazzino di 16 anni che mi dice che è un disco di merda ci può stare, avrà tempo per capire. Ma l'adulto non lo tollero, sarà un mio limite. Il fatto che una cosa non piaccia non implica che la persona non capisca un cazzo, mai voluto dire questo. Ma se dici che Manzoni era "sopravvalutato" e hai più di vent'anni allora te lo meriti! ;-)

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    3. In realtà, io sono abbastanza d'accordo con te. Certe opinioni sono tanto stupide che non meritano nemmeno un commento. Ma serve a qualcosa dirlo - in faccia o alle spalle? Per me no: nessuno cambia idea perché qualcuno gli dice di farlo. Io questo volevo dire: se si vuole che più gente legga, meglio avere un atteggiamento meno intollerante e più aperto, anche nei confronti di chi non capisce. Meglio aiutarlo a capire che affrontarlo in maniera frontale :) .

      E comunque la mia critica era rivolta più che altro a chi, per esempio, insorgerebbe leggendo nel post che non mi è piaciuto Delitto e Castigo. A chi insomma non sa rispettare le idee e la soggettività altrui. Perché in fondo questa lo è: non metto in dubbio che sia un classico della letteratura, né che abbia dei motivi per essere letto. Se io non li ho trovati e non mi è piaciuto, è solo una questione di gusti mia personale :) .

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    4. Su questo concordo in toto. :-)

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  4. Dei classici che hai citato ho letto solo “Il nome della Rosa” che, a parte qualche passaggio un po’ pesante, mi è piaciuto parecchio.
    La recensione è secondo me sempre soggettiva (comprese quelle che pubblico sul mio blog) e per quel che riguarda la “pesantezza” del libro, beh…dipende anche da quando è stato scritto.
    Per esempio “Il Signore degli Anelli” NON sono riuscito a finirlo e non perché sia scritto male, tutt’altro! Semplicemente non riesco a digerire quel modo di scrivere che invece ad altri piace un sacco.

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    1. Agli altri piace un sacco... tipo a me :D ! Ma come ho detto, puoi anche rincarare la dose e venire a dire che è il libro più schifoso della storia dell'umanità: non mi scandalizzo. Perché trovo che sia questo l'atteggiamento più maturo e costruttivo :) .

      Comunque, concordo sulla soggettività delle recensioni ^_^ .

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  5. Con me sfondi una porta aperta: persino la definizione di "classici" mi disturba un po', soprattutto perché i medesimi sembrano non modificarsi con i decenni che passano. Forse che i classici sono diventati l'unica cosa immutabile in un mondo che muta? E anche: forse che nessuno ha scritto opere splendide da allora? Credo che gran parte delle categorie in cui le espressioni artistiche vengono incasellate sia del tutto priva di significato, ma pare che noi uomini ne abbiamo bisogno. Mah.

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    1. Non posso che essere d'accordo, tanto che quasi pensavo di scrivere un post-appendice su questo argomento (ma è ancora un'idea, non so se uscirà davvero). Ossia, sul fatto che pensare a qualcosa come "classico" o come "mostro sacro" sia negativo, e sia alla radice di una certa rigidità mentale. Forse che i classici in quanto tali non possono avere i loro bei difetti? Per me non è così :) .

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