martedì 20 settembre 2016

Mai insultare il prossimo (cliente)

Vi ricordate il post di martedì scorso sulle perplessità da concorso e quello del martedì ancora prima sulle competenze di un genere letterario? Forse non ve ne siete accorti - o forse sì - ma tra tutti i post degli ultimi mesi di Hand of Doom sono stati quelli che mi hanno richiesto più tempo, tra scrittura e revisioni successive.

A questo punto, vi potrete anche chiedere il perché, visto che come lunghezza e profondità sono simili - o addirittura inferiori - a tanti altri post del martedì. Eppure, ho fatto molta fatica a scriverli, e nella fase di revisioni ho modificato e riscritto più volte intere frasi. In particolare, a mettermi in difficoltà sono stati alcuni passaggi delicati: li ho riscritti più e più volte, cercando di chiarire al meglio ciò che penso senza scatenare alcuna controversia o polemica.

Anche Willy Wonka lo ha capito. Del resto, la sua fabbrica di
cioccolato va a gonfie vele!
Come nel primo potevo sembrare arrogante, dicendo di essere migliore tecnicamente di altri scrittori, così nel secondo potevo apparire in vena di attaccare il libro di cui stavo parlando. In realtà non ho mai voluto fare nessuna delle due azioni: volevo semplicemente raccontare le mie idee su un concorso e su un romanzo, giuste o sbagliate che siano. Di sicuro la mia intenzione non era insultare né i partecipanti al concorso né l'autore del romanzo - e spero che questo sia trapelato dalle mie parole.

Più  in generale, cerco sempre di non offendere nessuno. Impossibile che ci riesca in ogni occasione: per esserne sicuri al centro per cento bisognerebbe smettere di comunicare - ma c'è la possibilità non remota che anche il "silenzio" possa offendere qualcuno. Sappiate però che se vi è capitato di irritarvi per qualcosa che ho scritto, di sicuro non era mia intenzione farlo. Uno dei miei obiettivi, come ho già detto più volte, è  evitare la polemica a tutti i costi.

In parte, lo faccio per quieto vivere, perché non amo litigare. Ma non è solo questo: di mezzo c'è anche il mio spirito imprenditoriale. Io non sarò un genio del marketing come alcuni sono (e molti millantano), ma per la gelateria ho seguito dei corsi appositi proprio per la promozione. È proprio lì che ho imparato che la prima regola del commercio è mai insultare il cliente. È una formula di importanza fondamentale, da ripetere come un mantra, un po' come "mostra, non raccontare" nell'ambito della scrittura.

Peraltro, funziona altrettanto bene: insultare il cliente è infatti il modo migliore per perderlo. Anche se a volte è difficile, c'è bisogno di uno sfogo, è sempre meglio farlo o segretamente (per esempio sul proprio profilo Facebook, con privacy ristretta agli amici) oppure con ironia. Dubito infatti che chiunque si possa sentire insultato dai miei articoli sulle dieci persone che non vorresti nel tuo locale - anche perché nessuno pensa di essere così, anche se poi effettivamente si comporta in questa maniera. Tuttavia, farlo senza ironia e faccia a faccia è deleterio.

Forse a questo punto vi chiederete cosa c'entra questo coi miei post delicati. In realtà, parecchio: penso infatti che la suddetta regola non valga solo per il commercio, ma anche nella vita di tutti i giorni. Più che "mai insultare il cliente", si potrebbe dire "mai insultare il prossimo". Non è solo una frase filosofica, da attuare per il quieto vivere, per essere più positivi o altri concetti del genere. Almeno per quanto mi riguarda, ha una valenza ben più pratica: se insulti il prossimo, di sicuro poi non ti aiuterà quando potresti averne bisogno.

Ecco perché ci ho tenuto così tanto a rendere quegli articoli pacati e senza possibilità di fraintendimenti. Per fare un esempio, se avessi scritto che il concorso di cui parlavo la scorsa settimana era "da pivelli", non solo sarei sembrato incoerente partecipando (preciso: non l'ho mai nemmeno pensato!). Soprattutto, se qualcuno dell'organizzazione lo avesse letto, di sicuro mi avrebbe escluso, o avrebbe trovato un pretesto per non farmi vincere. Con un articolo sì critico come quello pubblicato ma equilibrato, che spero non abbia offeso nessuno, il rischio che ciò accada è minore. Magari non zero, ma io spero sempre di non essere frainteso.

Eppure, non tutti si comportano così. Per esempio, ci sono blogger che se la prendono coi propri lettori. Per fare un esempio, alcuni blog letterari hanno pubblicato in passato post che sintetizzati suonano come "io sono uno scrittore e voi non siete nulla". Spesso si tratta di persone che effettivamente sanno scrivere, quindi la loro non è vuota vanteria. Il tono di questi post è però così spocchioso che a me, come penso a tanti altri, passi la voglia di leggere i loro libri e i loro blog. E se, come ho detto nello scorso post, mi fa strano che i blogger che non rispondono ai commenti si lamentino della scarsa affluenza, ancor peggio è quando uno di questi ultimi attua lo stesso comportamento. Di cosa si lamenta, visto che è lui stesso a scacciare le persone offendendole?

Non è qualcosa di limitato solo a internet, però. Ci sono tante persone che si comportano in maniera arrogante e litigiosa. A volte, lo fanno persino per convinzione: ogni tanto qualcuno espone l'idea che fare polemica e scatenare il caos attiri l'attenzione, e quindi sia una via promozionale legittima, per sé stessi o le proprie opere. In realtà è un metodo che funziona solo in pochi casi, e anche in questi non si raccoglie certo una platea di fan adoranti. Secondo voi, si può prendere sul serio un Maurizio Gasparri o un Vittorio Sgarbi? Appunto.

Insomma, nonostante quello che dicono, non è utile "mordere la mano che ti dà da mangiare", per prendere in prestito un detto anglosassone. Specie poi se non si è molto famosi: si rischia solo di rimanerlo. Sicuramente, un atteggiamento più amichevole e positivo è preferibile, o almeno lo è per me. Poi di sicuro esisterà anche chi ama essere insultato. Ma penso sia difficile trovarne molti: per tutti gli altri, forse tatto ed empatia rimangono le armi migliori, se ci si vuole mostrare nella giusta maniera.

La domanda: ti è mai capitato di imbatterti in personaggi pubblici che si sono comportati in maniera volutamente offensiva? E come hai reagito?

2 commenti:

  1. Prendo due piccioni con una fava: rispondo qui a questo post e al commento del post precedente.
    Il personaggio in questione di cui parlavamo io l'ho incontrato di persona a una "conferenza". Sulla rete avevo notato che spesso si mette a tirare frecciatine che ritengo trovino il tempo che trovino. Di sicuro è un grandissimo comunicatore e il suo intervento è stato interessantissimo, però pecca di supponenza, e questo l'ha notato anche una mia amica che non sapeva chi fosse.

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    1. Sì, anche a me ha dato la stessa impressione. Lui in effetti è uno dei casi a cui ho pensato quando ho fatto l'esempio dei blogger che insultano i propri lettori. Non che lo faccia sempre, o che sia una cosa così terribile: c'è chi ha fatto molto peggio. Ogni tanto però è vero che ha questo atteggiamento che ho trovato un po' supponente - anche se non eccessivamente, visto che io continuo a seguirlo e ad apprezzare quello che scrive :) .

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Il tuo commento è molto prezioso per me. Anche se mi vuoi insultare perché non ti piace quello che scrivo, fallo pure: a prendere in giro i maleducati mi diverto tantissimo! Ma a essere sincero preferisco chi si comporta bene: se lo farai anche tu, mi farai ancora più contento!