martedì 6 settembre 2016

Le competenze di un genere letterario

Qualche giorno fa, ho finito di leggere un romanzo di fantascienza che mi ha colpito in negativo (come sempre in questi casi non faccio nomi, ma se spulciate il mio profilo Anobii potete capire facilmente qual è). Si tratta di un libro ben scritto e scorrevole a livello stilistico: si vede infatti che l'autore ha studiato, non è alle prime armi e non fa errori da principiante. Anche i personaggi sono piacevoli, nonostante una tendenza al romance un po' troppo accentuata per i miei gusti; ho apprezzato anche il ritmo, non di quelli che ti attacca alla pagina ma comunque discretamente incalzante.

Insomma, fermandomi questi dettagli, sarebbe stato un lavoro di livello medio-alto: volendo quantificare, il suo voto sarebbe stato tra sette e sette e mezzo. Ma c'è qualcosa che ha fatto scendere di molto la mia considerazione del romanzo, che infatti nel complesso raggiunge a malapena il cinque, almeno nei miei gusti. Ossia, la cura pressoché nulla che l'autore ha dedicato alla componente scientifico/tecnologica della storia. 

La reazione del capitano Picard al libro in questione.
Per farla breve, nella trama l'umanità - o almeno quel che ne rimane - è confinata in cupole chiuse, necessarie per proteggerla dal clima terrestre impazzito. Sono pochi quelli ancora in vita che si ricordano com'è il mondo di fuori: la maggior parte della gente non ha nemmeno mai visto il cielo. Nonostante questo, per sfuggire al governo distopico delle cupole, i protagonisti riescono a costruire un'astronave e a pilotarla fino a un altro pianeta, anche se possiedono solo conoscenze di seconda mano, e non hanno alcuna esperienza di astronomia e ingegneria aerospaziale.

In particolare, mi ha lasciato perplesso il personaggio dell'inventore geniale - che è davvero troppo geniale. Per esempio, riesce a costruire la suddetta astronave in solo una manciata di mesi con pochi mezzi, tutto da solo. Considerato che la NASA non riesce a fare altrettanto pur avendo un grande impianto industriale alle spalle, la cosa sembra alquanto inverosimile. E non è il solo dettaglio a esserlo: buona parte del libro è infatti molto grossolano e molto semplicistico dal punto di vista scientifico, senza che tutto ciò venga spiegato in alcun modo.

In generale l'idea che mi sono fatto  è che l'autore non abbia le necessarie competenze per scrivere un romanzo di fantascienza - oppure le ha, ma ha deciso di accantonarle. Nel suo libro, si è infatti fermato ai cliché più evidenti, come la distopia, le astronavi, la telepatia, gli alieni, i robot. Ma per scrivere di fantascienza non bastano questi stereotipi: bisogna conoscere almeno un po' il genere e le sue opere principali, e avere una buona infarinatura scientifica e tecnologica. Ciò vale anche se si vuole scrivere fantascienza soft - quella poco legata a questi temi e più alla psicologia dei personaggi. Se non si vuole parlare di tecnologia è comunque necessario seguire le regole fisiche del mondo - o, nel caso si voglia infrangerle, spiegare perché e in che modo, ma soprattutto non lasciare mai nulla al caso. Senza seguire queste regole, si può produrre solo un romanzo pieno di svarioni e di cliché - come quello di cui stiamo parlando, appunto - che farà storcere il naso a chi come me mastica un po' questo genere letterario.

Questo però non vale solo per la fantascienza. Ogni genere ha le proprie regole e le proprie conoscenze specifiche, e chi decide di affrontarne uno ha bisogno di conoscerle, se non vuole scadere nella banalità o in storie ingenue. È proprio questo il motivo per cui, ad esempio, io non scrivo mainstream o storie di stampo storico: non essendo ferrato in nessuno dei due campi, probabilmente le mie storie sarebbero piene di cliché proprio come il libro di cui sto parlando. Scrivo invece principalmente storie fantascientifiche perché conosco bene il genere. Conosco abbastanza bene il fantasy e il paranormale, anche se meno della fantascienza, e ogni tanto mi capita qualche puntata nel giallo, ma solo mischiato con gli altri generi: non essendo un gran conoscitore della versione "pura" del genere, non voglio rischiare di scrivere storie non all'altezza.

Certo, non voglio dire che l'autore di cui sto parlando sia scadente. Come ho già detto scrive bene, e ho trovato alcuni passaggi del romanzo apprezzabili, al netto dei difetti già elencati. Sono sicuro che può diventare un grande autore di fantascienza, se vuole. Solo, questo suo libro - che peraltro è il primo - è difettoso. Niente di drammatico: spero però che in futuro realizzi che la fantascienza è ardua, e che semplificandola può arrivare magari a chi non è avvezzo al genere, ma non agli appassionati come me. So che è difficile, ma purtroppo è così: se si vuole eccellere in qualcosa, bisogna prima conoscerla bene!

La domanda: ti è mai capitato di leggere un libro con difetti di questo tipo? E in generale, sei d'accordo che per scrivere un genere bisogna avere determinate competenze?

6 commenti:

  1. Metà di chi scrive fantasy non ha mai visto un combattimento di scherma medioevale, non ha idea di quanto ci voglia a caricare una balestra o quanto sia ingombrante un arco lungo. Ed è una cosa che mi dà sui nervi tantissimo.
    Sulla narrazione storica, poi, divento di una pignoleria anche eccessiva, ma se scrivi un libro ambientato nell'antica Roma e il tuo uomo esclama "per le vestali di Giunone" il tuo libro finisce fuori da casa mia. E che le fiamme di Vesta di colgano, autore indegno!

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    1. Ciao, benvenuta da queste parti ^_^ (mi pare: non mi hai mai commentato, vero? O sbaglio?)
      E' più o meno lo stesso che capita a me con la fantascienza. Capita meno invece con altri generi - infatti mi ci è voluto qualche secondo per capire l'errore delle "vestali di Giunone" :D . Probabilmente è proprio perché nella fantascienza mi muovo molto meglio, e non solo: scienza e tecnologia sono argomenti che amo anche al di fuori della narrativa.

      Comunque, parlando di romanzi storici in realtà io avrei un'idea per scriverne uno almeno in parte simile per il futuro, pur non essendo che un semplice appassionato di storia. Forse tra qualche anno, dopo aver un po' studiato, la metterò in pratica. Ma quel che è sicuro è che prima di provare anche solo a trovargli una casa editrice lo sottoporrei a qualcuno esperto di storia, per trovare se ci sono errori: posso studiare quanto voglio, ma non sarò mai al livello di un laureato in storia. Ecco, forse è questo che l'autrice del libro di cui parlo poteva fare: proporre la bozza a qualche esperto di scienza - e magari anche di fantascienza :) .

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    2. Non ho mai commentato? Ops... Ti leggo spesso, però.

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    3. Mi pare proprio di no (ma magari sono io a sbagliarmi). Comunque, grazie mille per il fatto di seguirmi ^_^ .

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  2. La prima cosa da fare è sempre documentarsi. Qualunque sia il genere letterario in cui ti stai cimentando. Solo Giulio Verne era capace di scrivere di viaggi incredibili senza essere mai uscito dal salotto di casa. Se vuoi ambientare un romanzo in una città, per esempio, sarebbe buona cosa trascorrerci del tempo, vagando nei vicoli, frequentando bar, ascoltando le voci dei passanti....

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    1. Giustissimo. Il romanzo che sto scrivendo al momento infatti è ambientato a Padova, dove ho vissuto per anni. E ovviamente è di fantascienza, proprio il genere che ho letto più di ogni altro :) .

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