venerdì 10 giugno 2016

Il primo album non si scorda mai

Qui su Hand of Doom, non ho parlato molto spesso di musica, se non in maniera collaterale. In parte è perché la stragrande maggioranza dei miei ascolti ricade in generi molto di nicchia, che pochi apprezzano, almeno qui in Italia. È così per il metal, il mio genere preferito, che abbraccia il novanta percento di quello che ascolto. Vale lo stesso per l'ambient, un altro genere che amo e che suono anche coi Failor, un gruppo che ho formato un paio di anni fa con un mio amico.

Ci sono delle occasioni, però, in cui proprio non posso fare a meno di scrivere articoli musicali. Quale migliore occasione per farlo se non quando esce proprio il primo album ufficiale dei Failor? Ieri, nove giugno, abbiamo infatti pubblicato Senseless Painful Lives in Tears. Si tratta di uno split album, ossia un album condiviso, in questo caso con Il Vuoto, progetto metal che però, per l'occasione, ha sfoderato un pezzo più in linea con la tranquillità della nostra musica. Non so se a voi, lettori di Hand of Doom, il genere ambient possa piacere o meno. Del resto, questo non è un articolo promozionale, per spingervi a comprare - l'album tra l'altro si ascolta e scarica gratis - né tanto meno una recensione - farla su me stesso sarebbe assurdo . Ho deciso soltanto di parlarvi della mia esperienza sull'album, dei retroscena e delle curiosità: dopotutto, è questo che faccio qui.

Dite quel che volete, per me è bellissimo.
Comincerei dal dettaglio che salta subito all'occhio,ossia la copertina. L'artwork è stato disegnato da E. - il chitarrista/effettista dei Failor, mentre io suono la tastiere e le percussioni, col nome di battaglia di M. (che fantasia!) - e a mio avviso è stupendo. Lo è a livello artistico: trovo che il mio amico sia molto bravo, specie se si tratta di soggetti particolarmente inquietanti. È ancora più adatto, però, se si considera che il tema dell'album è la depressione, un argomento su cui sono molto ferrato, come sapete. Anche il titolo, creato da me, verte sullo stesso punto. Può sembrare un'accozzaglia di parole inglesi con poco senso, ma in realtà c'è il trucco: se lo trasformate in un acrostico, le iniziali formano la parola "split"!

Passando al lato musicale, il pezzo inciso da noi si chiama A Week in Modern Life, ed è un brano ambient lungo quasi trenta minuti (come anche l'altro, per una durata complessiva di quasi un'ora!). Come ho già detto altre volte in questo blog, in discorsi legati più alla scrittura, non è facile valutarsi da soli. Non sono capace di capire se sia un bel pezzo o meno. Posso però dirvi che ne sono molto soddisfatto, a livello personale. Al contrario di altri pezzi, che nascono in sala prove insieme a E., questo ho iniziato a comporlo da solo, anche se poi il mio amico è stato fondamentale: sarà per questo che ne vado fiero. Sono autore, peraltro, anche della storia dietro al pezzo. Diviso in sette parti, ognuno racconta un giorno della settimana dal punto di vista una persona che odia il proprio lavoro, uno che vorrebbe una vita completamente diversa: uno scrittore tipo, insomma! È anche per questo che rispetto agli standard del gruppo è un pezzo meno fantascientifico e spaziale, e più "concreto": è stato un bell'esperimento verso una direzione mai esplorata per noi, in effetti.

Per quanto riguarda il brano de Il Vuoto, Tears-I-Cleansing-Touch, mi ha catturato la prima volta che l'ho ascoltato. È un pezzo molto diverso dal nostro, con un piglio più rock e una struttura più complessa. Anche il modo di affrontare la depressione è differente: se il nostro lato della medaglia è legato alla sfera materiale, il suo è più spirituale, si concentra sulla sofferenza in sé. E, devo dire con una nota amara, secondo me surclassa il nostro, in fatto di qualità. Poco male, comunque: mi è piaciuto molto lavorare con Matteo Gruppi, mente e unico musicista de Il Vuoto. Conosciuto tramite i suoi gruppi metal, che ho recensito in passato su Heavy Metal Heaven, col tempo abbiamo fraternizzato un po', specie dopo aver deciso di pubblicare questo split. A questo punto, anche se non l'ho mai conosciuto di persona, considero Matteo praticamente come un amico.

Anche la parte della promozione è stata stimolante, a suo modo. Anche se non l'ho potuta seguire a dovere, vista l'operazione chirurgica e i tanti problemi di cui vi ho raccontato, ci sono stati dei lati positivi. In primis, curare anche la distribuzione, oltre che la registrazione - abbiamo fatto tutto in casa, praticamente - dopo non aver trovato un'etichetta discografica, è stata un'esperienza educativa. Mi ha permesso di toccare da vicino il mondo del self-publishing, anche se qui nella sua versione musicale. Ciò ha avuto anche dei lati negativi: per esempio, per ora il disco è uscito solo in digitale, anche se contiamo di pubblicare presto anche una versione in CD. Ci sono stati tuttavia anche riscontri positivi: affidandoci a varie webzine e a un agente, abbiamo cominciato a far girare lo split per il web e a farci conoscere. E non potete l'emozione quando, qualche giorno fa, è arrivata la nostra prima recensione, molto positiva: non me lo sarei mai aspettato!

Nonostante Senseless Painful Lives in Tears parli di depressione, per me è stata un'esperienza da ricordare. Forse sarà l'entusiasmo del principiante, che presto mi abbandonerà, forse l'album non verrà ascoltato e le prossime recensioni saranno tutte negative, chi lo sa. Quel che so, però, è che da oggi anche io sento di aver fatto qualcosa di concreto. Sarà qualcosa di piccolo, che magari in pochi sapranno apprezzare, ma oggi mi sento meno "chiacchierone fallito che non arriva mai da nessuna parte" e più "aspirante artista". E chissà che così non sia davvero!

La domanda: niente domande, per oggi. Se però vuoi ascoltare il disco e poi dirmi la tua opinione, sei il benvenuto! Se vuoi, puoi usufruire direttamente del player qui sotto.

2 commenti:

  1. Non mi sono mai spiegato il fenomeno degli split tra gli esordienti... Un tempo pensavo che il motivo fosse quello di raggiungere un minutaggio accettabile per poter produrre un CD, un vinile o una cassettina, ma adesso che la musica usa altri canali me lo spiego ancora meno.
    A parte questa mia riflessione, il vostro lavoro non è affatto male. Avete mai pensato di aggiungere un growl per sostenere alcuni passaggi?

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    1. Credo che il motivo, in passato, fosse dovuto anche ai costi alti che c'erano nelle auto-produzioni, per cui dividere era meglio. Oggi ovviamente non ci sono più grandissime spese, si può fare un gran lavoro anche in casa. Però suddividere i costi di promozione e quelli della tiratura limitatissima che tra un po' uscirà in CD è stato comunque positivo, per uno squattrinato come me. In più, per quanto mi riguarda, questo split è nato, come già accennavo nel post, da un rapporto di amicizia che ho allacciato nel tempo con Matteo de Il Vuoto. È una persona con cui è stato piacevole collaborare, e se ricapiterà in futuro non potrò che esserne felice.

      Mi fa piacere che ti sia piaciuto lo split, comunque ^_^ . Per quanto riguarda il growl, secondo la mia modesta opinione non c'entra molto con la nostra musica. Mi piacciono molto i mix tra ambient e black metal, ma coi Failor vorrei fare più un ambient "puro", leggero e con atmosfere spaziali. Il pezzo dello split in effetti è un po' al limite col nostro genere: di solito facciamo musica molto più "psichedelica" :D .

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