venerdì 25 marzo 2016

Prime impressioni sbagliate

Forse voi non avete mai sentito nemmeno il loro nome, ma i Judas Priest sono un gruppo musicale fondamentale. Nell'ambito dell'heavy metal classico (il primo genere metal, da cui derivano tutti gli altri) sono una sorta di divinità - gli addetti ai lavori li considerano più importanti anche di nomi più famosi come gli Iron Maiden. Lo sono sia per la qualità altissima di tanti loro album che per aver inventato il genere: il loro secondo album Sad Wings of Destiny, uscito il 23 marzo del 1976, è infatti riconosciuto come il primo album heavy classico della storia.

Mi capita a volte, su Heavy Metal Heaven, di recensire qualche album nei pressi dell'anniversario della sua uscita, come per celebrarlo. Con Sad Wings of Destiny, vista la sua eccezionale importanza, non ho potuto certo fare eccezione: la sua recensione è uscita questo lunedì. In seguito, mi è successa una cosa curiosa: una persona mi ha lasciato un commento entusiasta presso il link della recensione sulla pagina Facebook della webzine. Era molto contenta, perché la canzone intitolata Angel è stata la colonna sonora di un evento importante per lei, e la mia recensione gliela aveva ricordata.

La "famigerata" copertina di Sad
Wings of Destiny
Perché vi sto raccontando tutto questo? Per un semplice motivo: Angel non è in Sad Wings of Destiny! Questa canzone è infatti presente in un album di molto successivo (per la precisione Angel of Retribution del 2004). Mi sono allora chiesto i motivi di questo errore. Non è stato difficile capirlo: sulla copertina di Sad Wings of Destiny è raffigurato un angelo (che ovviamente si traduce in "angel" in inglese). Per quello che ho potuto capire, quindi, è andata così: il commentatore ha visto l'angelo e ha colto che si parlava dei Judas Priest. Ha fatto una rapida associazione ed è per questo che ha commesso quell'errore.

A qualcuno un comportamento del genere farebbe storcere il naso. A me no, in realtà: come ho detto preferisco qualsiasi commento che nessuno. E poi, non mi piace offendere gli altri: spero che questo articolo infatti non lo faccia (ma dubito seriamente che il commentatore lo legga mai). Il suo intervento mi ha però fatto riflettere. Se il suo autore avesse aperto la recensione, avrebbe saputo immediatamente che Angel non è nel disco, visto che la lista delle canzoni è sotto a ogni recensione. Eppure, non l'ha fatto: si è semplicemente fermato alla prima impressione.

Più in generale, da quel che vedo, mi sembra che molti, troppi utenti nelle loro attività in rete tendano a fermarsi all'apparenza, senza andare oltre. Da chi prende seriamente i link di Lercio a chi insulta gli autori di articoli avendo letto solo il titolo, passando per chi dà interpretazioni sbagliate delle immagini, è un comportamento assodato non approfondire, fermarsi alla superficie, Il che, però, porta spesso a errori grossolani, dannosi sia per chi li fa, che di sicuro non ci fa bella figura, sia per l'autore dei post fraintesi. Eh si, perché la domanda che mi sono fatto dopo quel commento è stata: possibile che dopo i tanti giorni spesi a scrivere e revisionare la recensione, l'unica cosa che coglie l'occhio è la copertina dell'album? La consapevolezza di non essere letti, nemmeno da chi in teoria lo dovrebbe fare (se uno è fan della pagina di una webzine, non è lecito ipotizzare che legga anche i contenuti del sito in questione?) non è piacevole, per niente.

Come ho già detto, poi, non me la prendo con l'autore di quell'intervento; ho già scritto in precedenza, però, che preferirei avere commenti più "sul pezzo". Ma forse è chiedere troppo: in un mondo così frenetico come di quello di internet, ormai per contenuti lenti come recensioni e articoli di blog c'è poco spazio. Non che io chiuda i miei siti, andrò avanti come sempre; semplicemente, a volte mi chiedo se ne valga ancora la pena, vista la situazione attuale.

La domanda: vi è mai capitato che qualcuno fraintendesse il titolo o le immagini dei vostri articoli? Se volete, potete raccontare gli aneddoti più curiosi che vi sono capitati!

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