martedì 29 marzo 2016

I luoghi e i tempi della pianificazione

Una volta, quando ero ancora un dilettante della scrittura, mi capitava di avere un'idea e di cominciare subito a tradurla in un racconto, sull'onda dell'entusiasmo. Spesso quest'idea era giusto un finale, uno svolgimento di base, e poco altro: per il resto, tendevo a improvvisare. Risultato: a volte non riuscivo ad andare avanti, mi bloccavo. Anche quando terminavo, però, c'erano molti, troppi particolari lasciati al caso: è uno dei motivi per cui, a rileggere quei racconti, provo addirittura ribrezzo.

Oggi la situazione è completamente diversa. Invece di buttarmi  alla carica a testa bassa, prima di passare all'azione attuo un'attenta fase di pianificazione (come forse è anche normale per tanti altri). Per scrivere un racconto - ma anche un post di Hand of Doom - devo prima avere ben chiara la successione dei paragrafi e delle scene; altrimenti, non comincio neanche a scrivere. Per il romanzo ho un po' più di libertà: dopotutto, essendo le scene in gran numero, è quasi impossibile pianificarle tutte in anticipo. Sin dall'inizio, ho però programmato una linea fatta di tanti piccoli avvenimenti cardine: le scene si delineano solo in seguito, seguendo questa struttura. Anche così, però, ben poco è lasciato al caso: se ogni tanto qualche intuizione o l'aggiunta di qualche battuta mi viene al momento, per la maggior parte i capitoli sono già ben tracciati, quando infine finiscono "su carta".

So che qualcuno vive il fatto di dover pianificare quasi come una costrizione, ma io no. Per me invece pensare la storia nei minimi dettagli è del tutto un piacere, oltre che un esercizio stimolante. Se una volta scrivendo le prime idee che avevo in mente ero molto limitato, ora prima di prendere una decisione definitiva considero il maggior numero di strade possibile, cercando la migliore. Il risultato non è solo un utilizzo migliore dell'immaginazione, che riesce ad arrivare più lontano, ma anche di una qualità migliore in quello che sarà il prodotto finale - o almeno, a me così sembra.

Per quanto piacevole, questo processo ha però un problema: non solo assorbe energie mentali, ma richiede anche una buona quantità di tempo. Purtroppo però ho una vita abbastanza frenetica, specie nei periodi di forte lavoro - come quasi tutti, in questi anni. Per questo, la maggior parte della mia giornata viene assorbita da ben altro. Quasi tutti i giorni vivo però anche dei momenti di pace: è proprio in quelli che, per abitudine, penso alle mie storie, definisco i dettagli e, in generale, ho le idee migliori. Quasi tutti i miei racconti, il romanzo e anche molti dei post che leggete qui nascono e vengono definiti proprio in questi tempi e questi luoghi. Scendendo nel dettaglio, queste situazioni sono:
  • a letto, prima di dormire: purtroppo per me, sono una persona che fa fatica a dormire. Per questo, di solito mi ci vuole almeno un'ora dopo aver spento la luce per prendere sonno. Poco male, comunque: riempo quel tempo pensando alle mie storie. Il lavoro che faccio in questa pausa è tanto: penso alle back-story, sistemo i dettagli, decido dei piccoli cambiamenti, e così via. Sono facilitato in questo dalla mia buona memoria: spesso di mattina ricordo tutto quello che ho pensato la sera prima. Così, quasi ogni notte è costruttiva, almeno un po'.
  • ancora a letto, dopo essermi svegliato: se ho tanti impegni, di solito sono al pomeriggio. La mia mattina invece è per la maggior parte libera: per questo, non ho mai fretta di alzarmi. Ecco quindi che lo stesso processo della sera si ripete anche la mattina. Ci sono alcune differenze: appena alzato sono infatti meno lucido, di solito, e a volte rischio di dimenticarmi qualche idea. Poco male, comunque: dopo alzato, di solito, mi segno ogni appunto che potrebbe sfuggirmi. E poi, è capitato a volte che le idee venissero direttamente da sogni della notte precedente: anche in questo caso, appunti veloci!
  • in fila o in attesa: vado spesso dal medico, e ovviamente c'è la fila da rispettare, prima di farsi visitare. Ogni tanto, poi, seguo Monica alle partite di basket a cui fa l'ufficiale di campo: dobbiamo però essere sul posto un'ora prima dell'inizio, una lunga attesa in cui non c'è nulla da fare. In queste, come in altre situazioni si creano grandi tempi morti. Oltre al classico libro, che non tramonta mai, riempo questi spazi con la pianificazione: munito di un taccuino, che porto sempre con me, mi segno le idee che raccolgo in una sorta di brainstorming individuale, e definisco le strutture dei capitoli. È una pratica così produttiva che a volte passo addirittura dalla pianificazione alla scrittura: alcuni capitoli del romanzo, come alcuni racconti e alcuni post sono infatti nati proprio su carta, per essere trascritti in file solo in seguito. 
  • sotto la doccia: un cliché? Forse... fatto sta che a volte, mentre faccio la doccia, mi arriva qualche idea per proseguire un racconto. Rispetto alle tre situazioni precedenti, è però molto più rara. Sarà forse anche perché di solito mi faccio docce molto veloci e funzionali!
Più in generale, ogni ritaglio di tempo è buono per riflettere sulle mie storie, per dar loro una struttura, per delinearle nei particolari. E, del resto, non riesco a farne a meno: il romanzo, i racconti, i blog, sono tutti parte di me, e tornano spesso nei miei pensieri. È forse questo che fa un vero scrittore, pensare ossessivamente alle proprie storie come fossero una persona amata? Non saprei dirlo. So solo che, facendo così, sto bene: i momenti in cui penso alle mie storie sono infatti tra i più piacevoli e spensierati della mia giornata!

La domanda: dove nascono e si definiscono le vostre storie? Se volete, potete riprendere l'idea come meme e pubblicarla sui vostri blog!

2 commenti:

  1. Anch'io la sera, a letto, non mi addormento subito e medito spesso sulle storie che sto scrivendo o ho intenzione di scrivere. Con una differenza: se non fisso subito le idee da qualche parte, la mattina successiva sono sicura di averne dimenticato la metà e mi rodo da morire. E porto un taccuino dappertutto per annotare spunti e cogliere momenti che voglio tenere a mente.
    Per quanto riguarda le modalità in cui procedo nel mio lavoro, ho in mente la storia che voglio raccontare nelle linee generali e comincio a scrivere, senza scalette o pianificazioni di sorta. L'unica cosa che faccio è abbozzare una trama e descrivere bene i personaggi con le caratteristiche pensate per loro. Mentre scrivo, la storia si dipana da sé e comincia a prendere una forma precisa che mi facilita nel prosieguo. Non so mai a priori come finirà, ma sono di facile intuizione e il problema me lo pongo quando è il momento di affrontarlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Man mano che leggo pareri in giro per la blogosfera, mi rendo conto di come il fatto di avere una memoria molto buona mi aiuti anche nella mia attività di scrittura, specie in casi come questo :D .
      Comunque sia, anche io lascio che la storia si dipani da sé, anche se io il finale lo conosco bene quando inizio a scrivere. Di solito inoltre almeno una piccola pianificazione di un capitolo la metto in atto, prima di scriverlo. Niente di così approfondito: semplicemente, immagino le scene, il numero, e particolari del genere :) .

      Elimina

Il tuo commento è molto prezioso per me. Anche se mi vuoi insultare perché non ti piace quello che scrivo, fallo pure: a prendere in giro i maleducati mi diverto tantissimo! Ma a essere sincero preferisco chi si comporta bene: se lo farai anche tu, mi farai ancora più contento!