mercoledì 22 gennaio 2014

Una storia quasi vera

E' più o meno dai primissimi mesi di apertura di questo blog che non posto due racconti consecutivi, ma stavolta lo farò, avendo pronto un nuovo racconto (sempre se questo si può definire tale, vista la sua lunghezza). Ad ogni modo, questo l'ho preparato in pochi giorni, per partecipare ad un piccolo contest letterario su un forum, la cui traccia era "Inganni, tradimenti della memoria". Non è il mio solito racconto, non parla di fantascienza né è onirico, per il contest non mi veniva in mente nulla del genere, ed allora ho preferito scrivere una storia divertente ed ironica (o che almeno vorrebbe esserlo); la sua brevità è invece dovuta al fatto che dovevo stare dentro ad un certo limite di caratteri, che infatti ho pienamente rispettato. Tutto qui, per il resto spero, come sempre, che vi piaccia.

Una storia quasi vera

Il ragazzo fissava lo schermo bianco del suo pc con un misto di sconsolatezza e di stizza.
“Basta, mi arrendo” pensò, e chiuse la finestra di Microsoft Word.

I suoi guai erano cominciati giorni prima. Sul forum che frequentava più spesso era stato aperto un nuovo gioco per gli utenti, un contest di scrittura creativa, al che lui si era entusiasmato. La scrittura era sempre stata una sua grande passione, ma fino ad allora aveva potuto scrivere soltanto per se stesso; ora che invece si presentata questa occasione, avrebbe mostrato a tutti di che pasta era fatto.
“Vincerò sicuramente!” aveva pensato; poi però era stato pubblicato il tema del contest, e la sua euforia era del tutto scemata:
“”Inganni, tradimenti della memoria”… ma che vuol dire?” si era chiesto, sentendosi quasi stupido. Aveva continuato a ragionarci molto a lungo, quella sera, ma invano: più pensava e meno capiva. Ad un certo punto, aveva deciso di spegnere tutto e di andare a dormire: doveva essere una serata strana, ed era meglio aspettare l’indomani, quando sarebbe stato più riposato. Eppure, nei giorni successivi il giovane non riuscì a cavare un ragno dal buco, per quanti tentativi facesse, per quanto impegno ci mettesse.
«Ma che diavolo significa, quella traccia?» sbottò una sera di molti giorni dopo, chiacchierando con un amico.
«Beh… a te la memoria non fa mai cilecca?» aveva ribattuto quest’ultimo.
«No, la mia memoria è sempre perfetta.»
«Allora non so che dirti, amico. Comunque sia, fossi in te, io a questo punto mi arrenderei.»
«Credo purtroppo che dovrò proprio farlo, alla fine.» aveva concluso il giovane, con tono sfiduciato.

Il giorno successivo, aveva provato un ultimo tentativo, cercando di comprendere come la memoria potesse ingannare una persona; dopo ore passate a scervellarsi, tuttavia, si era ritrovato soltanto davanti alla schermata di Word, che aveva infine chiuso irritato.
“Che umiliazione!” aveva pensato, mentre avviava Google Chrome e digitava l’indirizzo del forum, con l’intento di annunciare il suo ritiro. Era entrato quindi nel thread del contest, che la sfiducia aveva portato a non aprire più dalla sera della pubblicazione della traccia; e subito si era paralizzato, incredulo.
«Ma che diavolo!» aveva urlato, nonostante fosse solo. Com’era possibile che l’ultimo messaggio annunciasse già il vincitore del contest?
“Sono passate solo tre settimane! Che significa tutto ciò?” aveva rimuginato il giovane, colto da un misto di stupore e di rabbia; ciò che lo meravigliò di più avvenne però subito dopo, quando scorrendo il topic tornò al post iniziale. La durata del concorso era di sole due settimane, e lo era dall’inizio, il regolamento non era stato modificato.

“Ed io che ricordavo fossero quattro, pure molto chiaramente. Porca miseria, eccolo un modo in cui la memoria può tradire!” aveva realizzato il giovane, scoppiando subito dopo a ridere di se stesso, della sua stupida arroganza, e dell’essersi così addentrato in quella sua ossessione da non aver minimamente considerato che la soluzione potesse essere così elementare.

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