Primo canto - il
passato
Davanti ad
un bianco
Schermo di
computer me ne sto
E pesco perle
di dolore
Dal profondo
della mia anima
Per farne un
poema non epico
Ma alquanto patetico
invero.
Sono stanco,
oh certo
Molto stanco
e anche stufo
Di questa
dura vita di dolor
Che non
riesco a controllare
Come vorrei,
né mai
Ci sono
veramente riuscito
E per questo
me ne sto solo
Come sempre
senza nessuno
In un angolo
della mia camera
A vegetare
tristemente
Senza senso
, sol col computer,
E a
ricordare il tempo andato.
Una vita
certo eroica
E’ stata la
mia, in passato
Tanti anni
epici, sicuro,
Ho vissuto,
anche se mai
L’amor, mio
sogno più grande
Si avverò
davvero;
Anzi, da
quel punto di vista
Due
gigantesche delusioni
Ho avuto, da
due persone
Amate da me profondamente
Che in un
modo o nell’altro
Non mi hanno
ricambiato.
La prima,
quando sol quindici
Anni avevo,
e la sfortuna
O forse il
fato, chi lo sa,
Mi fece
innamorare di colei
Che era la
mia migliore amica
Come spesso
succede:
Ma lei solo
come amico
Mi vedeva, e
chissà cosa
Avrà pensato
di me;
Fatto sta
che mi ha abbandonato
A me stesso,
da un dì all’altro
Lasciandomi
triste e rabbioso
E per anni,
ed anni ancora
Mi trascinai
col male addosso
Camminando
le strade della vita
Con sommo
scoramento, solo
E tanta
rabbia dentro di me
Verso il
mondo tutto
Certo,
scoprii così un amor nuovo,
Quello per
il prezioso metallo,
La musica
del mio cuore
Che mai mi
abbandona;
Ma anch’esso
non poteva riempir
Il buco che
ho nell’anima
Ma il tempo
passava
E io pensavo
che, col tempo,
Il male
sarebbe scomparso;
E arrivai a
credere che il dolore
Era ormai
lontano da me,
Che folle son
stato, santo cielo!
Così per
compensare
Il vuoto che
sentivo dentro
Dopo tanto
tempo da quando
Il cor mio
fu spezzato
Andai ancora
alla ricerca
Di una nuova
esperienza
La seconda
volta, così arrivo,
Come l’altra
volta questa,
Cominciai a
provare di più
Che il solo
affetto
Per la mia
migliore amica:
E riuscii a
conquistarla, stavolta
All’inizio
fu così un idillio
Una
relazione perfetta;
Sembrava sì
solida
Da poter
durare per sempre
Ma era solo
un’illusione,
Un inganno
da parte sua.
Per queste
ragioni deleterie
Che nemmen
voglio rimembrar
Anche questa
storia finì
Un caldo
giorno di luglio
Lasciandomi
ancora peggio
Di quanto io
sia mai stato
E mi
ricoverarono
In una
specie di manicomio
Dove rimasi
due settimane
Poi uscii,
ma non per questo
Mi sentii
meno folle,
Al
contrario, ero impazzito.
E ancor oggi
mi sento pazzo
Di dolore e
di sofferenza
Che non
vanno via mai,
E non
lasciano una volta in pace
Questa mia
anima devastata
Dal peso
della solitudine.
Poi ripenso
ancor al passato
E rivedo
tante altre
Delusioni
cocenti
Da persone
che conobbi
E che in un
modo o nell’altro
Mi han
tradito inevitabilmente
Tanti uomini
e donne
A cui ho
dato fiducia
E che mi
hanno usato
Come uno
straccio vecchio
Che hanno
buttato
Quando più
non servivo.
E la mia
anima si è
Così ferita
sempre più
Tanto da
preferir quasi
Quest’orrida
solitudine;
E così ho
sofferto tanto
Dalla
nascita fin’ora.
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